Raccontare Leonardo Da Vinci, a 500 anni dalla sua morte, significa certamente parlare di una mente poliedrica e geniale, di uno sguardo sul mondo dotato di un’eccezionale capacità di indagine, profondità introspettiva, analisi e sintesi, e, non ultimo, di mani dalle abilità tecniche straordinarie.
Tutto questo però non basta. Il racconto di Leonardo, ciò che lo rende ancora oggi un personaggio attuale e appassionante, è soprattutto il racconto di un sogno, o meglio, di infiniti sogni, idee in cerca di una forma, con l’obiettivo comune e costante di raggiungere e travalicare ogni limite, possibile o impossibile. I limiti dati dalla nostra morfologia, dalla fisica, dalla chimica; limiti umani e teconologici, della scienza e dell’arte, che per lui mai furono distinte (perché in effetti non lo sono). Ogni vincolo, ogni ostacolo non era per lui un deterrente ma una sfida ad andare oltre. E il senso di questa mostra, Leonardo3, è anche portarci dentro la straordinaria mente di questo architetto del divenire, in viaggio tra nuvole evanescenti e solidi ingranaggi, ricordando che “l'immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata, l'immaginazione abbraccia il mondo, stimolando il progresso, facendo nascere l'evoluzione” (Albert Einstein).
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