La mostra Braque vis-à-vis, dal 23 marzo al 14 luglio 2019, prosegue l’attività espositiva dedicata all’arte del Novecento a Palazzo della Ragione. Curata da Michele Dantini, è promossa dal Comune di Mantova e organizzata e prodotta con la casa editrice Electa, con la partecipazione del Kunstmuseum Pablo Picasso Münster.
Il percorso espositivo propone circa 150 opere risalenti prevalentemente al periodo tra le due guerre e al secondo dopoguerra. Grazie a un nutrito corpus di opere grafiche, insieme a libri d’artisti e ceramiche, provenienti dal Kunstmuseum Pablo Picasso Münster, la mostra indaga l’influenza, spesso trascurata, che Braque ha esercitato sull’arte francese degli anni Sessanta e Settanta.
Il percorso è arricchito da gouaches di proprietà del Musée des Beaux-Arts di Belfort, da un arazzo in lana e cotone della Cité international de la tapisserie di Aubusson e da alcuni olii provenienti da istituzioni europee, tra cui la Fondation Marguerite et Aimé Maeght di Saint-Paul-de-Vence e il Museo del Novecento di Milano. Sono presentati inoltre confronti tra opere di Braque e opere di Matisse, Picasso, Derain, Léger e Delaunay-Terk.
Assente da tempo nel panorama delle esposizioni antologiche in Italia tempo (tra le esposizioni maggiori e più recenti si ricordano Georges Braque: il segno e la materia a Palazzo Magnani a Reggio Emilia curata da Sandro Parmiggiani nel 1997, Georges Braque: métamorphoses, curata da Armand Israël presso il Museo Fondazione Luciana Matalon a Milano e la collettiva, nel segno di Aimé Maeght, a cura di Tomàs Llorens e Boye Llorens e ospitata a Palazzo dei Diamanti a Ferrara nel 2010), Mantova dedica a Braque una mostra che ripercorre i decenni della sua attività e le relazioni con gli artisti che l’hanno affiancato e allo stesso tempo presenta i risultati più singolari della sua ricerca. In dialogo con le più recenti esposizioni internazionali dedicate a Braque, Braque vis-à-vis considera con rinnovata attenzione la sua produzione matura e tarda, autonoma e distante dall’istrionica mutevolezza di Picasso, caratterizzata inoltre dall’insistenza su una ristretta serie di motivi.
Proprio la lunga stagione postcubista di Braque mostra con sempre maggiore evidenza, decennio dopo decennio, l’affermarsi di un orientamento ideografico o pittografico, per cui, dal punto di vista di Braque, arti figurative e poesia acquistano tratti morfologici comuni. La fervida attività di illustratore ha per l’artista ragioni interne, e la familiarità con poeti e scrittori quali Apollinaire o Reverdy, Paulhan, Ponge, Char o Benoit accompagna un percorso che vuol essere insieme estetico e sapienziale. Nel corso del tempo Braque sviluppa un alfabeto fantastico fatto di pochi lemmi (gli uccelli, l’auriga, la coppia di amanti, la Terra, il pesce, il vaso, il mandolino, il teschio, il grappolo d’uva etc.), sempre di nuovo replicati e perfezionati alla ricerca di una semplicità ultima e definitiva. Nelle sue serie tarde figura, parola e «poesia» convergono in una sorta di inedita lirica figurativa che non ha niente di estrinsecamente letterario.
Nel porre in risalto i rapporti di collaborazione esistenti all’inizio del Novecento tra artisti, poeti e scrittori, Braque vis-à-vis si volge a considerare anche l’interesse che, nell’opera di Georges Braque, assumono le arti applicate (le tecniche anonime del faux bois o del faux marble, ad esempio, spesso impiegate nelle sue tele; la ceramica e l’arte tessile, ben rappresentati in mostra da diverse opere realizzate negli anni Sessanta e, più tardi, l’oreficeria, esposta nel 1963 presso il Musée des arts décoratifs di Parigi).
Il catalogo Electa, con saggi firmati da Michele Dantini e Markus Müller (insieme alla prima traduzione italiana di un celebre saggio dedicato a Braque del grande storico dell’arte inglese Michael Baxandall e a una ricca antologia di ulteriori testi mai apparsi in italiano), permette inoltre di ricostruire le relazioni tra Braque e gli artisti, da una parte della sua generazione, dall’altra della generazione più giovane, incluso Duchamp.
Infine, in occasione di Braque vis-à-vis si potrà inoltre osservare una “cover d’autore” della Scultura in carta che Braque realizzò nel suo studio nel 1914, nel momento di transizione dal cubismo analitico a quello sintetico. Il curatore della mostra, Michele Dantini, ha infatti invitato Flavio Favelli, artista italiano di fama internazionale apprezzato oggi per i suoi assemblaggi, a ricostruire la Scultura in carta di Braque, andata distrutta subito dopo la realizzazione e non destinata dall’artista al mercato, reinterpretandone l’unica fotografia esistente.
Georges Braque (1882-1963), pittore e scultore francese, figlio di artigiani, si forma a Parigi all’inizio del secolo scorso, dove subisce l’influenza di Henri Matisse e dove frequenta poeti e letterati coevi. È noto per l’amicizia e l’intesa professionale che lo legò a Pablo Picasso, insieme al quale diede avvio al movimento cubista. Negli anni tra le due guerre, in cui è costretto ad allontanarsi da Parigi, Braque inizia a lavorare a uno stile indipendente, a introdurre novità stilistiche originali, a cui persino Duchamp si ispirerà, su cui riflette e lavora nel tempo quasi ossessivamente, alla ricerca della perfezione del gesto artistico. Presente alle Biennali del 1948 e del 1958, si dedica negli anni Cinquanta anche alla progettazione e alla realizzazione di importanti lavori decorativi, quali ad esempio il soffitto della Sala etrusca del Louvre, il mosaico del patio e la vetrata della cappella presso la Fondazione Maeght a Saint-Paul de Vence e quelle per la chiesa Saint Valéry e la cappella di Saint-Dominique a Varengeville-sur-Mer, cittadina della Normandia dove è sepolto.