CONCEPT
UN ARTISTA “INIZIALE”
A ridosso del centocinquantenario della nascita dell'artista (2016), occasione che ha determinato un certo numero di rassegne anche ampie sulla figura e l'opera di Vasilij Kandinskij, MUDEC Milano ha avvertito a sua volta l'esigenza di dedicare una mostra a uno degli artisti più influenti di tutto il Novecento, che con il suo astrattismo ha rivoluzionato buona parte della successiva ricerca espressiva nel mondo. Come ha opportunamente notato Harald Szeeman, «I gesti iniziali del nostro secolo - come li chiamo io – sono i quadri di Malevic, il “caos” di Kandinskij, Mondrian e la piccola valigia di Duchamp».
UNA MOSTRA SITE SPECIFIC
Quella del MUDEC è però una mostra insolita, per molti aspetti innovativa e in un certo senso “site specific”. Tanto l'approccio quanto l'articolazione risultano infatti legati all'intima vocazione del museo: il suo rapporto tra arte e scienze, gli interessi etnografici, la metafora del viaggio come avventura cognitiva.
Sono tutti aspetti che il pittore russo ha sperimentato personalmente, rivelando il proprio interesse per un approccio scientifico alla natura e alla realtà, per le esplorazioni, per il viaggio come cifra inquieta e riassuntiva della sua stessa esistenza.
Come ha ribadito nella sua autobiografia, tra arte e scienza sussiste un preciso rapporto di complementarietà/compensazione. In lui, moscovita di nascita, si mescolavano i geni russi e tedeschi dei suoi genitori, e quelli degli avi, provenienti dalla Siberia Orientale. Apparteneva a una famiglia colta e intellettuale, aveva fatto il liceo classico e sin da piccolo aveva preso lezioni di piano, di violoncello e di disegno. Negli anni universitari frequenta la facoltà di giurisprudenza, ma si interessa con una certa passione all'etnografia, cercando di avvicinarsi, in accordo con la generale temperie simbolista della sua epoca, alle radici profonde della propria cultura.
IL VIAGGIO A VOLOGDA
Nell’estate del 1889 si verificò un fatto fondamentale nella vita del giovane studente di legge: su indicazione della Società Imperiale di Antropologia ed Etnografia passò più di un mese in una spedizione nel governatorato di Vologda, studiando le credenze e il diritto penale dei komi, e il popolo degli ziriani.
Raccolse e pubblicò alcune canzoni popolari, eseguì dei disegni a matita, appuntò un Diario di viaggio, conservato al Centre Pompidou di Parigi.
Nei villaggi toccati dalla spedizione Kandinskij sperimentò una sorta di decisiva rivelazione, come ricorderà in un testo del 1918: «In queste isbe straordinarie mi sono imbattuto per la prima volta in questo miracolo, che in seguito divenne uno degli elementi del mio lavoro. Qui ho imparato a non guardare al quadro generale dall'esterno, ma a ruotare intorno a esso, vivere in esso. [...] Alle pareti stampe popolari: il bogatyr’, la battaglia, la canzone trasmessa con i colori [...] Quando sono finalmente entrato in camera, la pittura mi ha circondato, e sono entrato in essa. Da allora, questa sensazione ha vissuto in me inconsciamente, sebbene io l’abbia rivissuta nelle chiese di Mosca, e in particolare nella cattedrale dell'Assunzione e in San Basilio».
ENTRARE NEL CODICE
La mostra abbraccia in sostanza il tardivo periodo di “formazione” dell’immaginario visivo dell’artista, che nel caso di Kandinskij è molto lungo, e arriva fino al 1921, anno in cui egli si trasferisce in Germania e non tornerà più in Russia. L'ambizione generale del progetto espositivo è quella di consentire allo spettatore di comprendere l’origine del codice simbolico approntato dal pittore, il suo sviluppo e le sue articolazioni per squadernare finalmente davanti agli occhi dei visitatori l'intero suo sistema di simboli ossia, in qualche modo, la sua grammatica e la sua sintassi compositive. Per raggiungere l'obiettivo cercheremo, anche con l'ausilio degli strumenti multimediali delle Information and Communication Technologies, di entrare nei suoi quadri astratti e di percorrerli, con cognizione e coinvolgimento del pubblico, per accompagnarlo a intendere come Kandinskij sia potuto giungere a una della svolte più importanti della storia dell’arte mondiale. È lo stesso artista, nella sua autobiografia (Sguardi sul passato) a spronarci in tal senso: «per anni e anni ho cercato di ottenere che gli spettatori passeggiassero nei miei quadri: volevo costringerli a dimenticarsi, a sparire addirittura lì dentro».
LA CIFRA DEL VIAGGIO
La cifra del percorso espositivo sarà dunque quella del “viaggio”, e non a caso il titolo della mostra riprende una delle immagini chiave e delle ipostasi essenziali dell’artista, quella del cavaliere errante, nel suo caso analoga a quella del viaggiatore: la concreta esperienza della spedizione a Vologda (tra molte altre, Kandinskij si sposta in continuazione in questi anni) diviene la metafora per visualizzare il più generale viaggio verso l’astrazione, e insieme anche il viaggio interiore di un uomo profondamente e dolorosamente spirituale, dato che l'astrattismo kandinskijano ha un'evidente radice spirituale, nasce da una profonda e interiore esigenza. Il principio della necessità interiore è per l'artista - profondamente concentrato nei problemi della psicologia della creazione, della ricerca di quelle che lui chiama “vibrazioni dell’anima” - quello che muove tutto, seguendo il quale egli è finalmente pervenuto all’astrazione. Nel suo procedere l’atto creativo si presenta come un segreto irrisolvibile, e le sue composizioni astratte, esprimendo uno o l’altro stato d’animo, possono essere descritte come varianti dell'incarnazione del tema dei segreti della contemplazione del mondo.
RUSSIA SPIRITUALE
La formazione del mondo spirituale di Kandinskij è legata alla Russia, dove è nato ed è cresciuto, nella irripetibile atmosfera della Mosca dell'ultimo decennio del XIX sec., segnata dalle intense ricerche impressioniste e simboliste e dalla prepotente affermazione del neo-romanticismo russo o, se si vuole, dello stile neo-russo, in tutte le sfere della cultura, delle arti e del pensiero. In tale contesto Kandinskij riceve le sue prime “iniezioni” di arte. Se anche poi andrà a studiare in Germania, tornerà sempre in Russia per esporre, rivedere gli amici e i suoi cari. Come scrisse a un amico, «Mosca è il terreno da cui attingo la mia forza e dove posso vivere di una vita spirituale così essenziale per il mio lavoro».
ANSAMBL ARCAICO
L'esperienza del 1889 nel Nord dell'impero è certamente costituita dalle suggestione precise - che si depositarono nelle sua anima per sempre - che gli trasmettono i segni potenti e quotidiani di una civiltà arcaica (suggestioni che la mostra restituirà attraverso un'accurata selezione di reperti dal Museo delle Arti Decorative di Mosca) ma soprattutto stabilisce, nella comprensione dell'artista, una nuova concezione della composizione pittorica d’insieme, la sua specifica e originalissima declinazione del concetto di ansambl e del problema della sintesi delle arti. Dopo il viaggio a Vologda Kandinskij comincia a collezionare lubki, icone (soprattutto del Nord della Russia), giocattoli artigianali che lo ispirarono fortemente per tutta la vita. Pur seguitando a studiare giurisprudenza si interessa così sempre più alla filosofia, alla letteratura, al teatro, alla musica, frequenta i primi simbolisti russi. Si aggiungono due fatti che lui stesso indica come occorrenze decisive per determinare un radicale cambiamento del suo progetto esistenziale: vede i Covoni di Monet e ascolta il Lohengrin di Wagner. A trent’anni decide di cambiare vita e va a Monaco, dove rinascerà come pittore, malgrado iniziali incomprensioni e scarse valutazioni.
IL MOSAICO DELLE INFLUENZE VISIVE
La mostra del MUDEC vuole essere a sua volta un viaggio tra le fonti visive di Kandinskij. Proverà cioè a ricostruire il mosaico delle influenze che l'artista recupera, integra, raccoglie e ripropone: un viaggio dentro le forme decorative del Modern russo che si nutre con elementi di Impressionismo, con i colori e le forme prossime alla tradizione nazionale russa del paesaggio di stato d’animo. Dal 1901 al 1907, forse anche per l’influsso di Korovin, Bilibin, Maljutin e del movimento di Mir Iskusstva, lavora sempre su temi russi e si mostra interessato alla vita della Rus’. Anche in questo processo Kandinskij privilegia il contenuto spirituale (Lo spirituale dell'arte prende forma sin dal 1909) e i temi religiosi: il Giudizio universale, gli angeli dell’Apocalisse, la resurrezione dei morti, scene intessute di torri, montagne, cavalli, cavalieri, osservabili nella realtà ma che danno anche molto spazio a varie associazioni, mentali e figurative. Crea il proprio linguaggio mescolando temi e stilemi legati al simbolismo con i segni della memoria delle antiche città russe, ma anche con l'araldica tedesca, attraverso cui precisa il tema del cavaliere e del cavallo (rycar’ strannik), o con più eleganti motivi Biedermeir. Tra 1904 e 1908, durante il lungo viaggio con Gabriele Munter in Europa, Nord Africa, Francia, con un anno intero a Parigi, realizza ancora quadri di tema russo ma a differenza dai Fauve comincia a intravedersi ormai la sua tensione verso l’astrazione.
INGREDIENTI
Accanto alle opere di Kandinskij, la mostra prevede anche l'esposizione di libri di fiabe popolari russe con illustrazioni, icone su legno e su vetro; cavalli giocattolo in legno e giocattoli tradizionali in argilla; fischietti a forma di animali fantastici e cavalli; forme per biscotti (prjaniki) con temi fiabeschi e immagini di cavalli; stampe popolari; vetri dipinti e smaltati; oggetti di decorazione e di arredamento di una casa contadina: fregio a intaglio con la figura di una protettrice scolpita, intaglio con motivo di testa di cavallo, ecc.; materiale grafico e fotografico molto raro sui dipinti popolari nelle case, raccolto da Borodulin.