Il progetto di mostra
Si tratta di una mostra di studio ricca di novità documentarie, concepita con un inedito taglio critico che intende offrire agli specialisti come al pubblico più vasto un percorso estremamente selettivo rivolto a far emergere le memorie e le fonti visive di Boccioni.
Il percorso, sviluppato in ordine cronologico, fonda la sua struttura sull’eccezionale corpus di 61 disegni boccioniani del Castello Sforzesco e su una serie di scritti e documenti inediti riferiti all’artista riscoperti di recente presso la Biblioteca Civica di Verona.
Questi materiali saranno esposti in una sequenza articolata che approfondisce temi e aspetti cruciali della poetica di Boccioni, dallo sviluppo del concetto del dinamismo in rapporto alla figura umana, al ritratto, alla veduta paesaggistica e urbana.
I disegni del Castello Sforzesco sono distribuiti dal periodo giovanile fino alla morte dell’artista, dal 1906 al 1916. In essi il percorso stilistico dell’autore è ripercorribile in tutte le sue fasi di maturazione, dalla formazione divisionista, simbolista ed espressionista, che guarda nel contempo alla tradizione classica, rinascimentale e barocca e alle coeve correnti figurative europee, fino all’affermazione del futurismo. I disegni sono realizzati con tecniche miste che esaltano i valori pittorici e plastici in una varietà inesauribile di sperimentazioni. La presenza e la funzione del colore in alcuni di questi fogli è uno dei caratteri che ne determinano l’originalità dimostrando la straordinaria versatilità dell’artista nella pratica del disegno, che emerge in assoluto come lo strumento principe del suo linguaggio.
Il percorso di mostra è suddiviso in due ampie sezioni:
1 - Il giovane Boccioni (1906-1910);
2 - Boccioni futurista: pratica e teoria (1911-1916).
All’interno delle due sezioni, ciascun soggetto o filone tematico sarà considerato nelle sue declinazioni e fasi di elaborazione, dall’ideazione grafica, con le sue varianti, alle rispettive redazioni pittoriche o plastiche.
L’opera boccioniana sarà inoltre esplorata in rapporto ai referenti visivi antichi e moderni che segnarono indelebilmente la formazione dell’artista, individuabili in particolare nell’arte antica, nel Rinascimento italiano e nordico, nella ritrattistica barocca, nella cultura dell’Impressionismo e del Divisionismo, dei Preraffaelliti e del Simbolismo e nelle tendenze più aggiornate dell’arte plastica europea, dal post Impressionismo al Cubismo.
Il giovane Boccioni (1906-1910)
La mostra prende avvio dall’Autoritratto di Giacomo Balla datato 1902, un’opera esemplare della pittura divisionista che sarà esposta a fianco di Campagna romana del Museo Civico di Lugano, dipinto che Boccioni eseguì a Roma mentre era allievo di Balla, nel 1903, e fu poi significativamente venduta a Gabriele Chiattone poco dopo l’arrivo dell’artista a Milano.
Il percorso si sviluppa seguendo le temperie e le influenze delle diverse correnti figurative coeve europee e della tradizione classica e rinascimentale, con le prime prove nell’ambito del futurismo ancora profondamente legate alle esperienze del divisionismo e dell’espressionismo.
Rivelatori, per l’approfondimento del contesto culturale del periodo, i tre Diari giovanili di Boccioni, documenti che saranno eccezionalmente resi disponibili dal Getty Research Library di Los Angeles e verranno accostati a opere dell’artista citate tra le pagine dei diari come il Ritratto della signora Massimino, il Romanzo di una cucitrice, Campagna lombarda e Beata Solitudo Sola Beatitudo.
Boccioni, a Milano, da un lato intesse una serie di rapporti lavorativi in ambito grafico, legandosi in particolare a Chiattone - sostenitore del giovane artista anche attraverso l’acquisto dei suoi lavori - e dall’altro, continua la propria formazione e maturazione artistica, che procede spesso con difficoltà legate al tradurre le proprie idee in immagini. In questa fase rimane fortemente impressionato da Segantini, Previati e Fornara, dei quali ammira le opere presentate nel 1907 alla Biennale di Venezia e al Salon parigino dei pittori divisionisti.
In particolare, la ricerca artistica e teorica di Previati, che frequenta dall’inizio del 1908, lo colpisce profondamente, e il divisionismo simbolista di quest’ultimo, distinto da modalità di stesura del colore estremamente libere, fungerà da base imprescindibile per la successiva stagione futurista.
Alle prove artistiche, ai tre diari giovanili e alla documentazione, sarà affiancato un nuovo strumento, un album illustrato riscoperto nella Biblioteca Civica di Verona, costituito da una raccolta di immagini di opere d’arte composte su venti grandi cartelle, grazie al quale è possibile approfondire ulteriormente i rapporti di Boccioni con i suoi referenti visivi nonché il metodo, le intuizioni e gli sviluppi del suo lavoro artistico.
A questa originalissima raccolta di immagini appartenuta a Boccioni si intende dedicare un’intera sala espositiva. Si prevede un’installazione evocativa dove le cartelle vengono presentate racchiuse in plexiglass, appese al soffitto tramite cavi d’acciaio, per far entrare il visitatore in una sorta di stanza della memoria dell’artista. Alle pareti proiezioni di gigantografie di foto d’epoca tratte dai ritagli dell’album.
Flash back su altre fonti boccioniane sono da inserire in vari punti dell’allestimento.
Tra la fine del 1909 e l’inizio del 1910, ampliando la cerchia di conoscenze ad altri artisti attivi a Milano, legati anch’essi soprattutto al circuito culturale della Famiglia Artistica, il giovane Boccioni incontra Filippo Tommaso Marinetti e aderisce al movimento futurista lanciato da quest’ultimo attraverso il manifesto fondativo del 1909.
Con il manifesto di adesione dei pittori futuristi e il manifesto tecnico della pittura futurista di poco successivo, cominciano ad emergere le prime questioni relative al dinamismo in pittura, accompagnate dalla volontà di mutare il punto di vista nella realizzazione delle opere, ponendosi come osservatori al centro della scena rappresentata.
Boccioni futurista: pratica e teoria (1911-1916)
Seguendo il filo conduttore dei nuclei tematici rappresentati dai considerevoli - per numero e qualità - disegni del Castello Sforzesco, la seconda sezione del percorso indaga l’applicazione dei principi teorici espressi dall’artista nei suoi interventi e negli scritti programmatici, verificando il modo di procedere e i rapporti posti in atto nel passaggio dall’elaborazione grafica all’opera pittorica o plastica finita.
La sezione apre quindi con il dipinto Forze di una strada del City Museum of Art di Osaka e prosegue considerando le tappe segnate da soggetti come Antigrazioso, Materia, il Dinamismo di un Ciclista, Cavallo + case + cavaliere, la serie dei Dinamismi di un corpo umano e la ritrattistica matura, nella quale si impone con autorevolezza la nuova direzione espressiva a cui Boccioni si era rivolto poco prima della scomparsa prematura: un ritorno alla figuratività pregno di originali riflessi della lezione cézanniana e cubista.
Il ritmo di questo ampio capitolo futurista sarà scandito da citazioni dagli scritti boccioniani e da una vasta rassegna stampa futurista risalente al 1911-1916, appartenuta alla sorella dell’artista, raccolta probabilemnte da Marinetti e Boccioni, anch’essa tra le ‘carte’ veronesi riscoperte, presentata per la prima volta al pubblico per l’occasione.