Perché ancora oggi, dopo due secoli di scoperte paleontologiche, è facile associare l’immagine del dinosauro (letteralmente deinos terribile/meraviglioso + sauros) a quella di draghi, chimere e altri sauri fantastici che appartengono alla dimensione del mito?
Pur non esistendo alcun legame documentabile scientificamente tra i dinosauri e queste rappresentazioni di sauri mostruosi, attorno ad essi si sono formati tanti e diversi immaginari, numerosi e variabili quasi quante sono le culture visive. La ricchezza è tale da spaventare qualunque iconologo.
Alla fine del XVIII secolo i primi ritrovamenti di fossili portarono gli studiosi ad ipotizzare l’esistenza di un mondo “pre-diluvio” non modellato al servizio dell’uomo: l’interpretazione dei fossili da un lato stimolava un acceso dibattito scientifico, dall’altro amplificava nel tempo e nello spazio l’immaginazione di artisti, scrittori e illustratori con una produzione vastissima che ancora oggi influenza il nostro immaginario.
Oggi i paleontologi collocano in una precisa dimensione spazio temporale non certo i draghi e le chimere, ma quelle creature spaventose che popolavano la terra molto prima della comparsa del genere homo: i dinosauri.
L’esposizione “Rex and the city” è un viaggio nel fantastico della mente umana che parte dal grifone alato delle culture orientalizzanti (IV sec. a.C.) e si conclude con i personaggi dei cartoon e dei film che tutti conosciamo: da Godzilla al simpatico Dino della fortunata serie dei Flinstones per arrivare al T Rex immaginato dall’artista argentino Gabo Bernstein che cerca goffamente di trovare il suo spazio in una affollata metropoli moderna.
La mostra si articola in tre sezioni e valorizza oggetti della collezione permanente del MUDEC ed è arricchita da prestiti internazionali oltre a libri, manifesti, fumetti e filmati provenienti dai più prestigiosi enti italiani.
Ingresso con il biglietto della Collezione Permanente
(gratuito fino al 31 agosto 2017)