Con oltre 200 opere, divise in sei sezioni, il percorso espositivo è un viaggio all’interno dello sviluppo creativo dell’artista: a partire dalla radice della storia dell’arte si giunge al Liberty della sua cultura figurativa, soffermandosi sul suo amore per Roma e per l’Italia e individuando nel viaggio a l’Alhambra e a Cordova la causa scatenante di un interesse per le forme geometriche.
Così, gli occhi del grande artista si sono posati tanto sulle meraviglie offerte dagli scorci del nostro paese – come in Tetti di Siena (1922) e Notturno romano: il Colosseo (1934) – quanto, e ancor più, sulle piccole cose, osservate come fossero una straordinaria architettura naturale, come avviene in opere quali Soffione (1943), Scarabei (1935) e Cavalletta (1935). Quello di Escher è uno sguardo che sa cogliere la realtà del reticolo geometrico che si trova dietro le cose per poi farne le premesse compositive per costruire quelle che più tardi chiamerà «immagini interiori».
Snodo centrale della mostra è il momento della maturità artistica di Escher con i temi della tassellatura, delle superfici riflettenti e degli oggetti impossibili: ne sono un esempio capolavori come Mano con sfera riflettente (1935), Relatività (o Casa di scale) (1953), Metamorfosi (1939) e Belvedere (1958).
Immancabile in una mostra monografica dedicata all’artista una sezione che documenti quanto la lezione di Escher sia stata centrale nella cultura, nell’editoria e nella musica del Novecento: la sua arte è entrata infatti nel mondo dei fumetti, della pubblicità, dei videoclip musicali, del cinema scatenando una vera e propria #Eschermania.